12/06/13

Questa volta sono senza vergona.

E mi faccio pubblicità. Partiamo da lontano: siamo sicuri di essere senza tabù? Io che mi sento così libera credo di averne una lista lunga così, a partire dal sesso (raccontato, come ho già avuto modo di dire il sesso si fa ma non si dice) fino ai soldi, di cui non amo parlare. Tabù caduto miseramente visto che di questi tempi non si fa altro che discutere dei soldi che non ci sono. Se proprio devo mi piace parlarne solo per segnalare offerte speciali irrinunciabili. Che riguardano  tutto: dalle mozzarelle buone alle scarpe, dalla vacanza ai libri. Ma sicuramente un tabù che non riesco a superare è quello del nepotismo: odio raccomandare sorelle, cugini, amici, figli di cugini e amici e via discorrendo. Non posso proprio, è più forte di me. Raggiungo l’assurdo facendo finta di scordarmi che lavoro fanno e che magari sono i migliori nel loro campo. Figuriamoci se sono capace di vendere me stessa. Invece questa volta lo faccio, e non me ne vergogno nemmeno un po’. Giovedì 13 giugno esce in edicola “Gioia” tutto nuovo.
Sto facendo della pura pubblicità. Perché ci credo. E perché ci credo? Perché ci sto lavorando. Sono stata fuori dai giornali, se non come collaboratore saltuario, per quasi un anno. Punto d’osservazione ottimale per chi fa il mio mestiere e i giornali li legge per vedere cosa fanno gli altri per poi fare qualcosa di diverso (io) o per copiare (molti). Comunque sia perdendo lo scopo principale di leggere un giornale che è, appunto, leggerlo. E non solo sfogliarlo, guardarlo, sbatacchiarlo da una borsa all’altra per poi buttarlo nel cassonetto (della carta, ovviamente, non ci sentiamo così trasgressivi da mettere i giornali nel contenitore del vetro). Così da un annetto ho instaurato un rapporto speciale con i giornali: non più da addetta ai lavori ma da lettrice, e visto questo nuovo ruolo li leggo dalla prima parola all’ultima. Sono pieni di cose interessanti e anche di scemenze. Tutti, nessuno escluso. E se le cose interessanti superano le scemenze trattasi di un buon giornale. Ma veniamo a noi. “Gioia”, come ho detto, è tutto nuovo. Io ci sono arrivata poche settimane fa in corsa. Sono riuscita a metterci qualcosa di mio ma era già bello così, senza che io ci mettessi mano. Comunque questo è per dirvi di comprarvelo per qualche settimana perché è davvero un bel giornale, nonostante me (dimenticavo, faccio il vicedirettore moda).

 È scritto bene, con una grafica divertentissima, pieno di idee questa volta sì da copiare. Ci lavora della gente davvero brava: qualcuno lo conosco da anni, moltissimi non li avevo mai visti prima. Io sono tornata a divertirmi lavorando, che di questi tempi è il vero lusso. E sono convinta che si divertirà anche chi leggerà, perché le persone sensibili queste cose le sentono. Bene, mi sono fatta pubblicità. Non l’ho mai fatto prima e dubito che mi ricapiterà. Ma io qui faccio un po’ quel che mi pare. Senza tabù, appunto. E superare quello dell’autopromozione per me ha dell’incredibile. Quindi se ci metto la mia faccia e la mia parola potete fidarvi.


Baci a tutti

Gioia è un giornale del 1937. Mi sono letta alcune interviste, delle inchieste e cose così: strepitoso. Come siamo cambiati, ma com’eravamo belli. Soprattutto eleganti.

Pps: Non è male di questi tempi lavorare per un giornale che si chiama gioia, non foss'altro per i significato della parola.
Leggo dal dizionario:
GIOIA
sentimento di piena e viva letizia
persona, o cosa, che è causa di felicità o di soddisfazione
pietra preziosa
senso di contentezza, di piacere.
Felicità, allegria
Persona preziosa per le sue qualità
Appellativo affettuoso
cosa posso volere di più?