10/10/13

FARE LA SPESA

Fare la spesa diventa ogni giorno più difficile. E non solo perché tutto è diventato carissimo; non solo perché non hai mai il tempo tu entri in ufficio alle otto esci alle undici di sera lavori anche i weekend e ci vorrebbe un carrello-robot che conoscesse i tuoi gusti e ti riempisse il frigo di cocacola e la dispensa di nutella. È che io non trovo mai niente al supermercato. Mi perdo via confusa dalla quantità di roba da mangiare, detersivi e bibite sugli scaffali. Per questo da anni faccio la spesa in un super mercatino sotto casa: sono single, posso permettermi di non affidarmi alle confezioni famiglia.
























Mi piaceva da matti perché era un po’ bulgaro: entravi con l’idea di comprare la bresaola e i biscotti al cioccolato e uscivi col salame e i plum cake perché quel giorno la bresaola e i biscotti al cioccolato non c’erano. Volendo filosofeggiare era un’ottima scuola di rinuncia, un buon allenamento antispreco. Quel che c’è c’è, bisogna sapersi accontentare. E per me ogni volta era una sopresa dover cambiare idea sul da farsi.

Poi hanno incominciato ad apparire, sugli scaffali, le bottiglie di champagne, quello vero. Le mozzarelline di bufala, quelle buone. Il sushi, fresco ogni giorno. Gli yogurth di mille gusti. La Cocacola Zero. Aiutoo, volevo resistere resistere resistere e invece hio dovuto cedere all’ennesimo negozio un po’ fighetto, solo per motivi logistici.

Un mese fa, poi, hanno anche fatto i lavori di ristrutturazione. Ora c’è il parquet per terra e fare la spesa, come dicevo all’inizio, è sempre più difficile. Ieri, per esempio. Entro, prendo il carrellino, quello senza monetine tanto non ho mai spesone da carrello station wagon, e m’avvio nella prima corsia. Non capisco dove mi trovo, gli shampoo sono da una parte, le creme non sono lì, improvvisamente i biscottini, lì vicino il pollo arrosto.

Incomincio la caccia al tesoro, sentendomi un’emerita cretina. Finché non incontro un’anziana signora completamente persa: mi sembrava di essere in un videogame dove devi superare prove e indovinelli e magari salvare anche qualcuno. Decidiamo che l’unione fa la forza: io sono riuscita a trovarle il mele d’acacia (ma non della solita marca, quella chissà dov’è finita) e i guanti di gomma che stavano appesi, ovvio, sopra il pesce (io me li ricordavo vicino agli stracci della polvere che comunque ora stanno vicino alla pasta). Lei, di contro, mi ha trovato le uova, vicino alla carta igienica, e il grana, facile, sta vicino al burro. Fatto sta, amiche subito. E ci siamo divertite un sacco a cercare l’introvabile, a risolvere i quiz, a provare a capire cosa passa nella testa dell’organizzatore logistico di un supermercato di quartiere.
Dove gli scaffali sono altissimi (se non c’ero io che mi sono arrampicata alla Walter Bonatti per recuperare un barattolo di senape la sciura non so come avrebbe fatto, non essendo munita né di scaletta né di corda) e tutto introvabile.

Che lo facciano per intrattenere i clienti con un divertissement a sorpresa? Che sia un gioco a premi? In realtà questa cosa fa perdere un sacco di tempo. A dire il vero io mi sono divertita e quando ci tornerò mi rimetterò in gioco sapendo che probabilmente farò casino e mi dimenticherò i fondamentali che mi hanno fatto andare lì.
Ps al cinema in questi giorni c’è la pubblicità della Lidl. E’ orrenda. la gente parla solo dando i numeri e alla fine capisci che si tratta di un concorso: devi indovinare quanto costa la spesa contenuta in un certo carrello. Se azzecchi vinci la spesa gratis per tutta la vita. Un po’ come i fagioli di Raffella. Beato chi azzecca il numero. Buona fortuna.